DSA E STILI DI APPRENDIMENTO

emisferi_cervello"Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia." (D. Pennac, 2008)

Le persone apprendono in modo diverso uno dall'altro, in base al loro "modo tipico e stabile di percepire, elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni" (Mariani, 2000), cioè in base al loro STILE DI APPRENDIMENTO preferenziale.
Quindi, per favorire l'apprendimento di ogni bambino, è importante conoscere e valorizzare lo stile di apprendimento a lui preferenziale: un insegnamento che tenga conto dello stile di apprendimento dello studente facilita il raggiungimento degli obiettivi educativi e didattici.

Come alcune ricerche dimostrano, gli studenti con disturbo specifico dell'apprendimento (DSA)  presentano stili di apprendimento specifici, che è importante riconoscere per applicare una didattica personalizzata efficace che gli permetta di raggiungere gli obiettivi di apprendimento con minor fatica: questo non significa agire sulle cause, "eliminare la dislessia", ma agire sulle conseguenze, facilitare il bambino, usando una didattica che consideri le sue modalità di apprendimento, nel rispetto delle normali differenze individuali.

Ma quali sono gli stili di apprendimento preferenziali per un DSA e come fare, nella pratica, a valorizzarli, permettendo al bambino di apprendere?
Vediamolo insieme.

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DSA: ORGANIZZAZIONE E AUTONOMIA

disordine 1“Aiutare il bambino nelle difficoltà, ma, allo stesso tempo, accompagnarlo all'autonomia, è come far volare un aquilone: all’inizio bisogna correre forte tenendolo ben stretto nella mano, in alto tanto quanto il nostro braccio ci consente, finchè l’aria comincia a sollevarlo. Solo adesso si può mollare la presa, ma è importante continuare a correre mantenendo il filo corto. Questo è il momento più difficile e faticoso ed è quello determinante per la riuscita del volo. Quando l’aquilone ha preso quota, lo si affida alla forza del vento perché lo sostenga. Ora non è più necessario correre con lui. Bisogna solo allungare il filo, piano piano, controllando sempre che non perda quota.
L’aquilone andrà sempre più in alto e, col naso all’insù, lo si potrà ammirare, austero, luccicare al sole."

Spesso i ragazzi con Disturbi Specifici dell'Apprendimento (DSA) hanno difficoltà di organizzazione e di pianificazione, sia del tempo che del materiale (scolastico e non). In termini pratici capiterà non di rado che si dimentichino di scrivere i compiti, li scrivano sul giorno sbagliato, non portino tutto il materiale necessario a scuola, si apprestino a fare i compiti senza il quaderno o la penna o il libro o le mappe, non riescano ad organizzare i tempi di studio delle varie materie in autonomia e così via.
Come fare per aiutarli ad organizzarsi, senza però sostituirsi a loro (deleterio per l'autonomia e l'autostima) ed accompagnarli piano piano verso l'autonomia, aumentando così anche il loro senso di autoefficacia?
Vediamolo insieme.

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DSA: COME STUDIARE CON EFFICACIA!

immagine per articolo

"Se non riesco ad imparare nel modo in cui insegni…
Potresti insegnare nel modo in cui imparo?"

Il bambino con Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) non può permettersi di adottare il metodo di studio più diffuso tra i coetanei, ovvero leggere il testo e ripetere più volte. Infatti, le difficoltà di decodifica dei grafemi (le "lettere" scritte) gli rallenterebbe notevolmente i tempi, lo affaticherebbe e avrebbe anche un'influenza negativa sulla comprensione del significato del testo, in quanto la maggior parte delle sue risorse attentive sono focalizzate sul processo di decodifica stesso.

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STRUMENTI COMPENSATIVI: QUALI E PERCHE’?

strumenti compensativi“Giustizia in ambito educativo non è dare a tutti la stessa cosa, ma dare a ognuno ciò di cui ha bisogno”

Il bambino con Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA), spesso, a scuola, sperimenta una serie di insuccessi che lo portano a sentirsi incapace e a sviluppare un senso di impotenza appresa. Infatti, se una persona viene esposta spesso a eventi che non riesce a controllare, sviluppa un atteggiamento rinunciatario e passivo. Il bambino, quindi, incomincerà a pensare: “E’ inutile che studio e ci provo, tanto mi andrà male, come tutte le altre volte”.
Per sopportare la fatica il bambino deve vedere dei vantaggi, cioè a scuola (e a casa) deve sperimentare il successo e l’autonomia e lo può fare grazie all’uso di strumenti ed ausili informatici compensativi, in modo autonomo.

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