DSA E STILI DI APPRENDIMENTO

emisferi_cervello"Ogni studente suona il suo strumento, non c'è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l'armonia. Una buona classe non è un reggimento che marcia al passo, è un'orchestra che prova la stessa sinfonia." (D. Pennac, 2008)

Le persone apprendono in modo diverso uno dall'altro, in base al loro "modo tipico e stabile di percepire, elaborare, immagazzinare e recuperare le informazioni" (Mariani, 2000), cioè in base al loro STILE DI APPRENDIMENTO preferenziale.
Quindi, per favorire l'apprendimento di ogni bambino, è importante conoscere e valorizzare lo stile di apprendimento a lui preferenziale: un insegnamento che tenga conto dello stile di apprendimento dello studente facilita il raggiungimento degli obiettivi educativi e didattici.

Come alcune ricerche dimostrano, gli studenti con disturbo specifico dell'apprendimento (DSA)  presentano stili di apprendimento specifici, che è importante riconoscere per applicare una didattica personalizzata efficace che gli permetta di raggiungere gli obiettivi di apprendimento con minor fatica: questo non significa agire sulle cause, "eliminare la dislessia", ma agire sulle conseguenze, facilitare il bambino, usando una didattica che consideri le sue modalità di apprendimento, nel rispetto delle normali differenze individuali.

Ma quali sono gli stili di apprendimento preferenziali per un DSA e come fare, nella pratica, a valorizzarli, permettendo al bambino di apprendere?
Vediamolo insieme.

In primis, come si può intuire dalla definizione prima data di stile di apprendimento (Mariani, 2000), lo stile di apprendimento tipico di una persona deriva sia da come percepisce l'informazione, ovvero dai CANALI SENSORIALI preferenziali, sia da come la rielabora cognitivamente, cioè dai suoi STILI COGNITIVI favoriti.

Vediamo in cosa consistono questi concetti in termini generale e focallizandoci poi sui canali sensoriali e gli stili cognitivi preferiti dai DSA e su come fare a favorirli e a non ostacolarli.

CANALI SENSORIALI

Vari studi (Mariani 1996; 1999; 2000) evidenziano la presenza di quattro canali sensoriali mediante i quali l'informazione viene percepita, che portano ad un modo diverso di accedere alle informazioni e quindi a stili di apprendimento diversi.
Essi sono:

  • visivo-verbale
  • visivo-non verbale
  • uditivo
  • cinestesico

Qui di seguito uno schema che rappresenta graficamente questi quattro canali.
Cliccando sull'immagine la si potrà visulaizzare più in grande.

IMMAGINE 1
 

CANALI SENSORIALI

Preferire un canale sensoriale o un altro, come detto, influisce sullo stile di apprendimento preferenziale di una persona: per esempio una preferenza per il canale visivo-verbale porterà ad uno stile di apprendimento basato sulle informazioni scritte. Questo vuol dire che la persona apprenderà meglio facendo dei riassunti del testo, prendendo appunti, leggendo e ripetendo, facendosi elenchi scritti delle cose più importanti e così via.

Qui sotto uno schema che rappresenta i quattro canali sensoriali, in relazione alle modalità di apprendimento preferenziali e alle metodiche che sono più idonee per apprendere mediante uno specifico canale (al modo, quindi, che può usare l'insegnante e chi lo aiuta nei compiti per valorizzare l'uso di quel canale e favorire l'apprendimento ad un bambino che lo usa).
Più avanti analizzerò e mi soffermerò, anche con esempi pratici, su alcune metodiche per favorire l'uso di alcuni di questi canali (quelli favoriti dai bambini con DSA).

Cliccando sull'immagine la si potrà visualizzare più in grande.
IMMAGINE 2

CANALI SENSORIALI E STILI APPRENDIMENTO
 

Ci si può a questo punto chiedere quali sono i canali preferenziali di un bambino con DSA.

Qui sotto una rappresentazione grafica dei canali preferiti e non da un bambino con DSA.
IMMAGINE 3

CANALI SENSORIALI E PREFERENZE DEI DSA

Gli allievi con DSA incontreranno più difficoltà con il canale visivo-verbale, basato sulla letto-scrittura, legato, appunto, alla difficoltà di decodifica dei grafemi ("lettere" scritte). In questo senso il disturbo condiziona inconsapevolmete la scelta dello stile di apprendimento preferenziale, portando la persona con DSA a prediligere altri stili di apprendimento.
Sicuramente lo stile preferenziale sarà quello visivo-non verbale, in quanto, spesso, le persone con DSA processano molto bene le informazioni che passano da questo canale, essendo questo un loro specifico punto di forza (per quanto concerne i punti di forza che spesso si riscontrano in un DSA si veda lo schema riassuntivo riportato sotto). Cliccare sull'immagine per ingrandirla.
IMMAGINE 4

PUNTI DI FORZA DEI DSA
Inoltre, spesso hanno buone capacità uditive e cinestesiche, che comunque vanno allenate, come per esempio, per l'ascolto, utilizzando gli audiolibri e la sintesi vocale.

In base a quanto detto, risulta chiaro che gli allievi con DSA prediligano i canali sensoriali visivo-non verbale, uditivo e cinestesico e quindi abbiamo stili di apprendimento basati sulle immagine, sull'ascolto e sull'esperienza pratica (si veda l'IMMAGINE 2).
Vediamo ora come può fare l'insegnante e anche chi segue il bambino nei compiti a casa a valorizzare un apprendimento basato sui canali preferenziali: riferiamoci all'IMMAGINE 2 e analizziamone alcuni punti.

Per favorire uno stile di apprendimento basato sul CANALE VISIVO-NON VERBALE è importante portare il bambino a riassumere il testo da studiare NON usando riassunti scritti o facendo leggere e ripetere il testo, ma con immagini, disegni, grafici e mappe concettuali.
In specifico è importante che le mappe concettuali siano molto grafiche, poco scritte e con riportate le parole chiave da ricordare: i bambini con DSA faticano a ricordare i termini specifici e sarano facilitati se essi sono inseriti in mappa, meglio ancora se affiancati da un'immagine che rappresenti il termine. Le immagini sono importanti, perchè una mappa senza immagini, a colpo d'occhio, è tutta uguale ed è difficile recuperare le informazioni richieste; inoltre una mappa non grafica non agevola la memoria visiva ed il canale visivo-non verbale, favorito nei DSA.
Qui sotto un esempio di mappa di questo tipo, fatta insieme ad una bambina (classe V della scuola primaria). Cliccare sull'immagine per ingrandirla.
IMMAGINE 5

I LAGHI MIO
Inoltre, è importante cercare le immagini con il bambino e creare la mappa con lui. Questo perchè le immagini scelte devono essere evocative (cioè evocare e richiamare un determinato termine) per quello specifico bambino: un'immagine che per noi può essere rappresentativa, può non esserlo per il bambino e la mappa non lo aiuterà nel recupero delle informazioni e nell'esposizione in classe.
Un esempio reale. Sara (nome di fantasia), 11 anni, quinta elementare. Stavamo facendo una mappa sui deserti ed in specifico stavamo lavorando sul nodo relativo agli animali del deserto. Il libro, tra i vari animali, riportava i roditori. La bambina non conosceva il termine "roditore" (da notare che Sara ha un accesso al lessico molto ridotto, ma, di contro, ha una capacità di pensare per immagini sviluppatissima. Inoltre ha una dislessia che le compromette molto la decodifica grafema-fonema: fatica molto a leggere i termini che non conosce, quindi per lei è necessaria un immagine che sia davvero evocativa). L'idea era, quindi, quella di mettere il termine specifico "roditore" nel nodo insieme ad un'immagine che lo evocava. imagesAbbiamo cercato insieme i roditori caratteristici del deserto e abbiamo trovato un'immagine carina del Gerboa (una specie di topo-canguro che vive nel deserto) (l'immagine è quella a destra). A mio parere è un'immagine evocativa e corretta, perchè si riferisce ad un roditore che effettivamente vive nel deserto, ma alla bambina non faceva venire in mente i roditori ed infatti, nel ripetere la mappa, saltava sempre questi animali. Mappa2Le ho detto allora di cercare un'immagine che le ricordasse i roditori e di sceglierla lei: ha scelto un'immagine stilizzata di un topo (quella a sinistra), presente nell'archivio immagini interno a SuperMappe. Sicuramente è meno precisa e corretta, ma a lei evocava i roditori e riusciva a ripetere correttamente e senza problemi la mappa (da notare che comunque le era chiaro che i roditori del deserto sono diversi dai topi e sapeva anche verbalizzarlo: "sono dei topini ma con le zampe dietro più lunghe e saltano di più").

Per aiutare il bambino nella comprensione del testo e nella strutturazione della mappa si può associare un colore ad ogni categoria di informazioni presente nel testo, sottolineare le parti del testo relative ad una certa informazione con il colore corrispondente e riportare le informazioni diverse con colori diversi anche nella mappa. Questo rende molto più visivo il processo di studio, più "sganciato" dalla mera informazione portata dalla parola (un'analisi più approfondita di questa metodica è presente nell'articolo DSA: COME STUDIARE CON EFFICACIA).

Per favorire un approccio al materiale da studiare che si basi sul canale visivo-non verbale è fondamentale anche, prima di leggere il testo, portare il bambino a guardare e a ragionare sugli indici testuali, cioè il titolo, i sottotitoli, le immagini, le didascalie e le parole chiave: sono necessari per aiutare il bambino a capire di cosa parlerà il testo, quali saranno le informazioni importanti e a preattivarlo a cercarle nel testo (per una trattazione più approfondita sull'uso degl indici testuali si guardi l'articolo DSA: COME STUDIARE CON EFFICACIA).

L'uso del canale visivo-non verbale viene facilitato anche dall'aiutare il bambino a creare immagini mentali e ad associarle ad un concetto da imparare: si può creare un'immagine per un concetto o anche immagini complesse, meglio se bizzarre e non convenzionali (si ricordano meglio), che uniscono più concetti insieme.
Vediamo un esempio reale di associazione di un'immagine mentale. In questo caso l''immagine mentale è stata usata per imparare una regola, non un termine specifico. Sara (nome di fantasia), 11 anni,quinta elementare (è la stessa bambina dell'esempio precedente). Stavamo facendo un ripasso sugli articoli. La bambina ha la mappa sugli articoli, riesce ad analizzarli, ma fatica a distinguere l'uso di un e di un'. Avevamo associato il colore rosa (femminile) a un' e azzurro (maschile) a un. La aiutava ma faticava ancora un pò. Le ho fatto due esempi di uso (con disegno): un orso e un'anatra. Lei ha associato le immagini mentali ai due esempi e nello specifico l'ha aiutata l'immagine dell'anatra. Mi ha detto: "adesso è facile…Quando le parole sono femmine, come l'anatra, metto l'apostrofo, perchè l'anatra ha l'ala e l'ala è l'apostrofo. L'orso, che è mascho, non ha l'ala e quindi non ci va l'apostrofo". E' sempre fondamentale che l'associazione, per quanto possiamo aiutarli, venga da loro e non sia imposta.

Per favorire l'uso del CANALE CINESTESICO è importante non dare solo spiegazioni teoriche, ma utilizzare esempi pratici, concreti, usare materiale che il bambino possa vedere, toccare manipolare, infatti, tra i punti di forza dei DSA vi è proprio la capacità di apprendere più facilmente tramite esempi pratici ed esperienze.

Per esempio per capire i concetti astratti di unità e decine si può usare materiale manipolabile, come i regoli e farli usare al bambino: così capirà, nella pratica, che dieci unità (dieci cubetti bianchi) formano una decina (rettangolo arancione). Questo può essere utile anche per imparare e capire il concetto del riporto nell'addizione (cioè, per esempio, perchè 7+5 fa 2 con il riporto di 1). Un altro strumento utile che può essere usato per capire il concetto di unità, decine, centinaia è l'abaco con colonne verticali, che può essere usato anche per fare le addizioni (o anche le sottrazioni, anche se è un pochino più complicato, a mio parere), prima di fargliele fare in colonna sul foglio, cosa che risulta più astratta e molto procedurale (si tenga conto della fatica fatta dai bambini con DSA con le procedure).

Cosa si intende per esempi pratici? Per esempio con Sara (la bambina già nominata precedentemente) stavamo studiando a cosa serve la vista. Per introdurle l'argomento ho preso l'astuccio e le ho detto (tenendolo in mano): "Guardalo..Che cosa mi puoi dire sull'astuccio solo guardandolo?E lei me l'ha descitto: la forma, il colore eccetera. Così l'ho portata a capire che la vista da informazioni, per esempio, sulla forma, sul colore, sulla dimensione degli oggetti, senza fare un mero elenco astratto delle informazioni che dà. Stessa cosa per il tatto, dandole in mano l'oggetto e facendole chiudere gli occhi.
Un altro esempio: sempre Sara. Stavamo studiando le proteine ed in specifico il fatto che le proteine siano formati da una catena di amminoacidi. Il concetto astratto di catena di amminoacidi non le era per niente chiaro, allora ho preso il mio bracciale, fatto tipo catena, con anelli legati uno all'altro (oltrettutto a lei piaceva tanto quel bracciale e l'idea di usarlo per capire un argomento di studio la stimolava molto e aumentava il suo interesse). L'ho messo sul tavolo e le ho detto che quello era la protina e gli anelli gli amminoacidi. Ha capito con più facilità il concetto astratto di un insieme di "cose" più piccole unite insieme per formarne una più grande.

Si possono fare anche esperimenti pratici o usare esperimenti che hanno fatto in classe come esempi. Per scienze questo è più facile. Per esempio se devo spiegare gli stati della materia (solido e liquido, per esempio), posso prendere un oggetto solido, farglielo toccare e descriverne insieme le caratteristiche. Poi prendo un bicchiere d'acqua e descriviamo insieme le caratteristiche dell'acqua e le differenze con l'oggetto solido.
Per il passaggio di stato, da liquido a solido, per esempio, si può far creare al bambino i cubetti di ghiaccio a partire dall'acqua e farlo ragionare sul "punto di partenza" (stato liquido) e sulle caratteristiche del "punto di arrivo" (stato solido).
Di esempi di esperimenti di scienze ce ne sono tanti: è molto utile per bambini che apprenedono mediante il canale cinestesico (ma non solo a loro, anche agli altri bambini: in questo modo si può far sviluppare questo canale di apprendimento) far fare questi esperimenti anche in classe: il concetto teorico diventerà pratico e sarà ricordato con più facilità.

Per quanto riguarda il fare delle pause e pianificarle, così come per l'importanza di far muovere il bambino ogni tanto, si guardi l'articolo DSA: ORGANIZZAZIONE E AUTONOMIA, dove questi concetti sono trattati nello specifico.

Per stimolare l'uso del CANALE UDITIVO, è importante prediligere le spiegazioni orali senza troppi riferimenti al testo scritto, stimolare l'utilizzo dei libri digtali con l'uso della sintesi vocale, l'uso degli audiolibri per leggere i libri di narrativa, la registrazione delle lezioni, per risentirle a casa e la registrazione di sè stesso mentre ripete la lezione. Questo può essere molto utile per favorire la capacità di autocorrezzione, metacognizione e autoefficacia: il bambino diventa più consapevole di cosa sbaglia, di come funziona, di quali sono le cose in cui fa più fatica e quelle dove riesce bene (i suoi punti di forza, da valorizzare), capisce che riesce, ce la fa anche lui e aumenta la sua senzazione di autoeffcacia e la sua autostima.

STILI COGNITIVI

Gli stili cognitivi sono "la modalità di elaborazione dell'informazione che la persona adotta in modo prevalente, che permane nel tempo e si generalizza a compiti diversi" (Boscolo, 1981). Gli stili cognitivi preferenziali di una persona influenzano, quindi, le strategie che utilizza nel risolvere un compito e sono strettamente legati agli stili di apprendimento (si veda anche la definizione di stile di apprendimento data all'inizio).
Una persona utilizzerà uno stile cognitivo piuttosto che un altro anche in base alle sue caratteristiche personali: per esempio, se ha buone abilità visuo-spaziali tenderà ad utilizzre uno stile visuale pittosto che verbale. La scuola ha il compito di promuovere l'utilizzo dei diversi stili cognitivi (apprendimento plurimo), così che il bambino può, sperimentando varie modalità di apprendere, capire qual è lo stile a lui più congeniale e usare quindi strategie di apprendimento per lui più efficaci.

Vediamo adesso alcuni stili cognitivi (Cornoldi, De Beni e Gruppo MT, 2001), focalizzandoci principalmente sulle dicotomie di maggior interesse negli studenti con DSA, analizzando anche le metodiche che l'insegnate può utilizzare per favorire e non ostacolare il bambino che predilige un determinato stile cognitivo.
Qui di seguito una rappresentazione grafica di alcuni stili cognitivi, le loro caratteristiche generali, le preferenze nei DSA e come, in pratica, favorire l'uso dello stile cognitivo favorito nell'alunno con DSA.
Non esistono solo le tre dicotomie qui presentate, ma anche quelle tra stile cognitivo sistematico vs intuitivo, impulsivo vs riflessivo, dipendente vs indipendente dal campo (Cornoldi, De Beni e gruppo MT, 2001). Qui ho preferito trattare più approfonditamente gli stili cognitivi per cui esiste una chiara preferenza nel bambino con DSA, non essendo il mio obiettivo di questo articolo una trattazione globale e teorica su tutti gli stili cognitivi esistenti.
Cliccare sull'immagine per vederla più in grande.

IMMAGINE 6

STILI COGNITIVI E DSA

In primis, lo studente con DSA tende ad avere uno stile cognitivo GLOBALE piuttosto che analitico, ovvero tende ad evidenziare l'aspetto generale dell'argomento, a farsi un'idea d'insieme, a fare associazioni fra più concetti, a ragionare, quindi, in parallelo e non in serie. Questo, infatti, si lega a quelli che sono i punti di forza dei bambini con DSA (IMMAGINE 4), che, appunto, riescono facilmente a crearsi una visione globale dell'argomento e fanno più fatica ad analizzare le informazione una a una in serie ed a cogliere i nessi causali. E' bene, quindi, spiegare dando un'idea generale dell'argomento, a partire dalle idee fondamentali e portanti e non segmentarlo in parti (si guardi l'IMMAGINE 6 per una spiegazione più dettagliata di quali metodologie mettere in atto per aiutare un bambino con stile di apprendimento globale). Si può portare il bambino a svilupparsi un'idea "grafica" dell'argomento, una sorta di immagine dell'argomento con tutte le sue relazioni: una sorta di mappa prelimiare, cosa che lo aiuta a cogliere l'argomento come un insieme e non come formato da parti separate (si guardi anche l'articolo DSA: COME STUDIARE COME EFFICIA, dove questo concetto era stato trattato). In questo modo, inoltre, si fa leva sul canale visivo-non verbale, molto sviluppato nei bambini con DSA. Il pensiero globale, infatti, è spesso legato ad uno stile cognitivo VISUALE pittosto che verbale (IMMAGINE 6) (Krupska e Klein, 1995; Morgan e Klein, 2000).
Si veda l'IMMAGINE 6 per una spiegazione dettagliata di come favorire questo stile cognitivo e si faccia anche riferimento a quanto detto sopra per favorire il canale visivo-non verbale.

Infine, alcune ricerche avvallano l'ipotesi che i bambini con DSA abbiano uno stile cognitivo DIVERGENTE più sviluppato della popolazione normativa (Grenci, Amodio, Bandello, 2007), che li portebbe (si vedano anche i punti di forza, IMMAGINE 4) ad essere creativi, siluppare facilmente nuove idee e soluzioni, trovare nessi e connessioni inusuali, approccaiare le materie scolastiche in modo nuovo, vedere le cose da varie prospettive.
E' importante avvallare e non ostacolare questo modo di approcciare l'apprendimento, per esempio (si veda l'IMMAGINE 6 per una spiegazione più approfondita) stimolando il suo uso spontaneo di associazioni, anche con materiale ed esperienze non scolastiche, favorendo la creatività, il ragionamento e l'uso di esso per risolvere i problemi e non facendogli applicare procedure routinarie e mnemoniche (anche per la difficoltà che il DSA ha con l'uso standardizzato delle procedure), evitare lo studio mnemonico, ma favorire la comprensione, le associazioni e la rieloborazione da parte del bambino.
Ecco un esempio dell'uso di associazioni spontanee, inusuali e anche con materiale non scolastico (con anche l'uso del canale visivo-non verbale e del pensiero visuale). Michele (nome di fantasia) (è lo stesso bambino del mio precedente articolo), 12 anni, prima media. Stavamo studiando l'Italia e le isole maggiori (Sicilia e Sardegna) che fanno parte dell'Italia. Non riusciva a ricordarsi da un punto di vista di mero elenco che la Sicilia e la Sardegna fanno parte dell'Italia e la Corsica no. Poi ad un certo punto guarda bene la cartina, mi guarda e mi dice: "ah, adesso ho capito…e' come quando si gioca a calcio e si tira un rigore!!!". Per favorire l'associazione, la sua creatività e dargli un feedback di autoefficacia e bravura (e sinceramente anche perchè non avevo capito cosa intendesse) gli ho chiesto spiegazioni: "Ma che bella idea! Spiegami cosa intendi, così capisco anch'io!". E lui mi fa: "L'Italia è il piede che tira, la Sicilia il dischetto del rigore e la Sardegna è la palla che è stata tirata. La Corsica non può far parte dell'Italia, perchè è la porta degli avversari.

 

In conclusione si può dire che i bambini con DSA tendono ad avere stili di apprendimento visuali, uditivi, cinestesici, di tipo globale e principalmente creativi e divergenti. Ovviamente è, però, molto importate non generalizzare: bisogna proporre stimoli diversi al bambino per capire cosa lo facilita e cosa no, bisogna imparare a consocere lui e le sue caratteristiche, seguendo gli input e gli stimoli che lui ci da, senza obbligarlo ad imparare nel modo preferito da noi. I bambini sono tutti diversi, non sono un esercito di soldatini che seguono i nostri ordini marciando al passo, ma, riprendendo Pennac, sono un'orchestra, bella da sentire proprio perchè composta da strumenti diversi che suonano insieme la stessa melodia, melodia che probabilmente non sarebbe altrettanto bella se suonata dallo stesso strumento!


 

 

 

 

 

2 thoughts on “DSA E STILI DI APPRENDIMENTO

  1. ho trovato per caso quest’articolo, volevo approfondire gli stili cognitivi e i DSA, è veramente molto chiaro e particolarmente lo sono gli esempi e le mappe
    grazie

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